Sull’invecchiamento attivo i Senior della Coldiretti, la più grande associazione di pensionati guidata da Giorgio Grenzi, sono da anni in prima linea. E ora i primi risultati cominciano ad arrivare. All’assemblea dell’associazione, che si è svolta il 25 gennaio a Roma, con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, hanno partecipato il ministro per la famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita e della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e socio sanitaria della popolazione anziana, Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano, e Marcello Maggio, direttore della Clinica geriatrica dell’azienda ospedaliera-universitaria di Parma.
L’agricoltura è il settore che rappresenta un modello di come gli anziani possano continuare a svolgere un ruolo attivo nel sistema economico e nella società. Preservano e trasmettono le tradizioni, sono le migliori sentinelle dei borghi dove nascono le eccellenze agroalimentari nazionali e rappresentano anche un valido supporto economico per le famiglie, soprattutto in questi tempi di crisi per il caro spesa. Non costituiscono dunque un costo, ma contribuiscono alla produzione della ricchezza. E il loro apporto economico, come ha detto Mons. Paglia, vale quanto una Finanziaria.
Sono indispensabili poi per passare il testimone alle nuove generazioni come ha assicurato Veronica Barbati, responsabile dei Giovani della Coldiretti. E valgono doppio, come le donne, secondo Chiara Bortolas, a capo delle imprenditrici agricole Coldiretti.
Ma soprattutto possono fare molto per la tutela del Made in Italy. Lo ha affermato il segretario generale che ha aperto i lavori e ha incentrato il suo intervento su quello che è il tema più scottante per Coldiretti: la guerra al cibo ultra processato. Per Gesmundo non è accettabile che una pattuglia ristretta di super ricchi, dopo aver conquistato settori strategici come l’hi tech e la farmaceutica, ora abbia deciso di investire nella produzione di cibi sintetici nel nome della lotta all’inquinamento. Una aberrazione: la natura accusata di inquinare, la chimica no. Ma la Coldiretti non è disposta a cedere e rinunciare alla Dieta mediterranea che ha millenni di storia e che è uno degli elementi che ha reso gli italiani tra i più longevi al mondo.
Il presidente Prandini ha sottolineato che l’agricoltura si fonda sulle tradizioni e dunque – ha detto – chi meglio dei nostri senior può difendere la biodiversità e il nostro modello produttivo che ha radici ben solide? Oggi – ha aggiunto il presidente – parliamo di eccellenze che il mondo ci invidia, ma per molti anni il ruolo dell’agricoltura è stato sminuito. Il Covid e la guerra ci hanno insegnato cose diverse. Oggi il settore vale 580 miliardi, 4 milioni di occupati e 60 miliardi di export. Ma siamo solo all’inizio del percorso. La nostra sfida è formare e informare. E’ necessario investire sulle tecnologie che consentono di distinguere il vero prodotto italiano da quello che richiama solo l’italianità. E’ fondamentale poi – ha aggiunto - investire sulla formazione perché altrimenti si tende a decrescere. Prandini infine ha ricordato come sia strategico essere presenti nell’Unione europea nelle fasi di dibattimento dei provvedimenti e non nella loro stesura. E infine due considerazioni: sugli anziani, la cui presenza – ha ribadito Prandini – all’interno della famiglia si sta dimostrando fondamentale per affrontare le difficoltà economiche e sociali di molti cittadini perché la solidarietà tra generazioni, sulla quale si fonda l’impresa familiare, è un modello vincente”, ma anche sulla denatalità, perché. - ha concluso il presidente di Coldiretti - non possiamo sottovalutare il problema demografico del nostro Paese: dobbiamo avere il supporto dalle istituzioni per recuperare la centralità della famiglia.
Il professor Rosina che ha tracciato uno spaccato della situazione demografica, sottolineando come oggi il 90% di chi nasce è destinato a superare i 65 anni, ha però spiegato che si tratta di una conquista da rafforzare perché non è scontato che si possa continuare a vivere a lungo e vivere meglio. E’ necessario costruire una società nuova e ripensare le fasi dello sviluppo. Ed è questa la sfida del XXI secolo.
Mons. Paglia ha sostenuto che è necessaria una rivoluzione. Ha lamentato che solo il Covid ha fatto scoprire che gli anziani esistono: “viviamo 30 anni in più, ma la società non ci sa mantenere”. Si è appellato a una nuova prospettiva culturale perché oggi il pubblico pensa agli asili, alle scuole, all’università e al lavoro, ma dopo la pensione c’è il nulla. Mons. Paglia ha avuto un ruolo importante nella messa a punto del disegno di legge appena varato dal Governo che si propone di affrontare in una nuova ottica le complesse problematiche legate agli anziani, dalla sanità al contrasto alla marginalizzazione sociale. E ha perciò auspicato un nuovo corso. Il geriatra Maggio ha affermato, senza mezzi termini, che l’Italia non è amica dei senior evidenziando le carenze sul piano della prevenzione e della gestione medica. Ha sottolineato l’importanza dell’attività fisica e della partecipazione sociale, ma anche del cibo che ha definito uno strumento di prevenzione.
Il ministro Roccella ha assicurato che la legge sugli anziani andrà in porto anche perché rientra tra gli obiettivi del Pnrr. Il ministro ha poi esaltato il ruolo della famiglia che sopperisce alle tante carenze, ma ha anche sostenuto che il nostro Paese non sta peggio di altri tenendo conto che l’età media è tra le più alte nel mondo. Ha poi affermato che se da un lato gli anziani rappresentano persone da accudire, da loro arriva anche un contributo importante sul fronte del welfare.
“I nonni infatti sono una forza -ha concluso - la terza età non è il momento in cui ci si rinchiude in casa e si smette di essere attivi, ma al contrario è il momento nel quale si possono espandere le proprie capacità e le proprie vocazioni”.